l’intervista all’ambasciatore d’Italia a Buenos Aires

l’intervista all’ambasciatore d’Italia a Buenos Aires

Firmata da Dante Ruscica, giornalista italoargentino, l’intervista all’importante diplomatico La Tella, nato a Reggio Calabria 64 anni fa, focalizza il forte legame con la sua terra natale, «dove – dice l’ambasciatore – torno una due volte l’anno, purtroppo non così spesso come vorrei…». Sulla condizione dei calabresi in Argentina, La Tella chiarisce che «quella dei calabresi in Argentina è una presenza qualificante: i nostri corregionali continuano a distinguersi tanto nel divenire dei diversi centri della comunità quanto in seno all’intera società argentina. Ne sono testimonianza la varietà e la quantità di circoli e associazioni regionali impegnati in maniera particolare sul piano delle manifestazioni culturali, ed ancora i viaggi e la promozione del turismo, tutte iniziative che hanno riflessi oltremodo positivi anche sul piano della diffusione dell’immagine dell’Italia».

Ma la conversazione con l’ambasciatore La Tella va ovviamente al di là dei riferimenti calabresi, toccando il tema delle relazioni bilaterali con l’Argentina ed il valore unico della solida tradizione storica di tali rapporti.

«Certo – spiega il diplomatico – i contatti con la comunità dei corregionali residenti in questo Paese sono diventati una costante. Sono grato per i riconoscimenti che hanno meritato e meritano in ogni campo la laboriosità e la serietà della nostra gente e di tantissimi discendenti».

Nella fattispecie dell’Argentina «si tratta di una comunità in cui coesistono un forte spirito di appartenenza alla Nazione argentina e un profondo legame di affetti con l’Italia». Un legame quello con la terra d’origine che viene tramandato ai calabresi di seconda generazione. Mentre va svanendo la presenza di prime generazioni, «impressiona per esempio – aggiunge La Tella – la fitta rete delle associazioni e delle diverse strutture organizzative di vario livello, sovente in mano quasi esclusive di discendenti: si pensi a scuole, ospedali, associazioni, fondazioni disseminate in tutto il Paese e che, pur inevitabilmente spesso datate con la marca d’origine dell’emigrazione dell’Ottocento e del primo Novecento, dimostrano impegno e vitalità anche adesso».

Dunque l’interesse per l’Italia rimane forte, nonostante il passare delle generazioni. Si pensi al «capitolo della richiesta di cittadinanza davvero esponenziale che occupa e preoccupa i nostri Consolati in questo Paese, un fenomeno che non sembra attenuarsi. Ed ancora il turismo, i viaggi. Mi capita molto spesso di trovarmi con corregionali che raccontano la ‘scoperta’ dell’Italia, in molti casi limitata a un viaggio di ricordo al paesino dei nonni o dei genitori. E parlano sempre di scoperta fatta col cuore. Riferiscono emozioni forti per luoghi e persone che non conoscevano ed erano sovente evanescenti tra i ricordi familiari. A questo si aggiunge anche un grande interesse per la tradizione culturale italiana e ciò non riguarda solo i calabresi, ma tutti i discendenti qui».

La più solida presenza dei calabresi in Argentina si riscontra «nelle piccole e medie iniziative industriali, come in tanti commerci, ma non mancano nel mondo delle arti e della cultura».

Poi uno sguardo al futuro: «Le relazioni con l’Argentina hanno registrato un forte rilancio politico a partire dal 2010 con intensificazione di visite e incontri. Alcune restrizioni alle importazioni, decise dal governo argentino negli ultimi mesi, per preservare l’attivo della propria bilancia commerciale, e alcune misure valutarie hanno creato difficoltà alle imprese italiane che lavorano con l’Argentina. Siamo impegnati a cercare, attraverso il dialogo, soluzioni che permettano di consolidare il rapporto privilegiato che deve esistere fra i due Paesi».

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